
Il bambino nei primi mesi di vita non parla ma invia una serie di segnali che gli adulti non sempre riescono ad interpretare. Il linguaggio del corpo, la comunicazione non verbale è l’unico mezzo che il bambino ha per comunicare con i genitori e chi gli sta intorno, il problema è capirlo.
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Leggere i segni del corpo
Nelle prime settimane di vita, fino ai tre mesi di età, sono tanti i segnali che il bambino invia per cercare di farsi capire ma il fatto è che per noi è come avere davanti un alieno, non riusciamo a comprendere cosa vuole dire.
Quando rocchi la guancia di un neonato avrai notato che gira la testa verso il dito con cui lo tocchi; è un riflesso naturale che fa sì che il neonato cerchi il seno della mamma, un comportamento istintivo per l’alimentazione che gli è indispensabile.
Nello stesso modo il neonato, che ovviamente non è in grado di camminare, istintivamente tenderà a fare il movimento del passo quando il suo piede tocca un piano: è il riflesso innato di camminare anche se questo avverrà parecchio più tardi.
I bambini si spaventano facilmente, basta un rumore improvviso, un cane che abbaia, la musica troppo alta che li sveglia di soprassalto, e cominciano a piangere. Se mentre piange allunga e agita braccia e gambe molto facilmente si sarà spaventato.
Dopo i primi mesi
Dopo i primi tre mesi questi segnali andranno a scomparire per evolversi verso azioni più mirate e leggibili, come il sorriso che il bambino fa dopo alcuni mesi, tipicamente verso i sei mesi anche se su questo molti bambini sono precoci.
Intorno ai 4 mesi i segnali sono più intellegibili perché inizia il collegamento tra causa ed effetto e il coordinamento pensiero/azione.
Il bambino inizierà a tendere le braccia se vuole andare in braccio o scalcerà il seggiolone per indicare che è stanco di stare seduto. Anche il gioco viene indicato, tirandotelo per invitarti a giocare con lui.
Ti dice senza parole anche che il momento di condivisione del gioco per lui è finito: se ti volta le spalle o interrompe il contatto visivo vuole dire che è stufo di giocare oppure che vuole continuare a farlo per conto suo.
In molti casi questa comunicazione avviene anche tirandosi le orecchie o ruotando la testa avanti e indietro.
La comunicazione tra 9 e 12 mesi
In questa fase della crescita si assiste ad un vero progresso esponenziale. I movimenti si fanno decisamente più coordinati e finalizzati. Con i suoi movimenti ti fanno capire piuttosto chiaramente quello che vogliono.
Anche a livello di antipatia e simpatia,sanno esprimersi, tendendo le braccia verso una persona conosciuta e gradita o, al contrario, aggrappandosi ai genitori di fronte ad una persona che lo mette in ansia perché sconosciuta, ad esempio, o comunque sgradita.
Ad un anno di età, probabilmente avrà già cominciato a fare i primo passi e questo è un notevole progresso perché riesce a raggiungere quello che vuole.
E’ così molto più semplice comunicare un suo desiderio, avvicinandosi e indicando l’oggetto che vuole anche se non può arrivarci.
Ad un anno accompagna i segnali a suoni che non sono ancora comprensibili ma che presto si trasformeranno in parole, ancora imperfette, e piccole frasi.
La difficoltà dei genitori
Così come l’abbiamo detta, sembra facile comprendere il linguaggio del corpo dei bambini, in verità non è proprio così: solo l’esperienza ti porterà a comprendere il tuo bambino al volo, intuitivamente.
Quando noterai che piange in un certo modo e con certi movimenti e si placa cambiando il pannolino, distinguerai un altro pianto che si interrompe se lo culli e si addormenta rapidamente e così via.
alcune mamme riescono a giungere a queste consapevolezze più velocemente, altre hanno bisogno di più tempo, non esiste uno standard, quindi rilassati e vedrai che imparerai a capire il tuo bambino molto presto.