Alcuni aspetti legati alla separazione e divorzio tra coniugi possono sembrare ormai ovvi e scontati, dopo quasi 50 anni dall’introduzione in Italia della Legge sul divorzio. In realtà non è così, perché le parole delle leggi restano scritte, ma le sentenze dei giudici ne interpretano il significato modificandolo sulla base delle evoluzioni della società, che in molti casi sono esposte in sede di contraddittorio dagli avvocati che in caso di fine del matrimonio, difendono i rispettivi ex coniugi. Delle numerose evoluzioni stabilite dai Tribunali nei casi di separazione e divorzio, l’avvocato di Torino Anna Sagone ne suggerisce almeno 3:
- L’abitazione prevalente del figlio e quella alternata dei genitori;
- Il mantenimento diretto al figlio maggiorenne;
- Il riconoscimento al lavoro casalingo proporzionato alla ricchezza dell’ex coniuge.
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Ecco come l’avvocato per il divorzio assiste le ex coppie nelle decisioni più importanti per i figli
Fino a qualche anno fa era scontato che in caso di separazione e divorzio i bambini venissero affidati esclusivamente alla madre. Oggi, invece, l’affidamento è condiviso. Solo in casi di eccezione i figli sono affidati in via esclusiva all’uno o all’altro genitore. Ciò è avvenuto perché con il passare del tempo ci si è accorti che i capricci dei bambini, sono spesso la manifestazione evidente di un malessere psicologico inespresso. I bambini non sono refrattari alle emozioni e ai traumi in cui sono coinvolti i genitori in caso di separazione coniugale.
Se la casa del bambino diventa quella dove i genitori si alternano per accudirlo, quando uno dei due lo va a trovare l’altro esce
Ecco perché l’abitazione prevalente del figlio era quella della madre ed era il figlio che doveva fare la spola con quella del padre. Ma oggi la collocazione prevalente del minore presso l’abitazione di uno dei due genitori ha un’alternativa, che è quella della collocazione invariata. Nella collocazione invariata il bambino risiede stabilmente presso la ex casa coniugale, e in quella casa sono i genitori che si alternano per esercitare la loro responsabilità genitoriale. Ovviamente, queste soluzioni sono prese in considerazione dal Giudice valutando l’età del bambino, il suo rapporto con i genitori, la stabilità emotiva, le abitudini familiari.
Il mantenimento diretto al figlio maggiorenne
Anche il versamento della somma del mantenimento direttamente al figlio ormai maggiorenne potrebbe sembrare una decisione scontata e presa sulla base di un accordo informale tra padre, madre e figlio. Ma come ha scoperto a sue spese un padre, non è così. Il lavoro dell’avvocato che ha assistito la madre ha spinto il giudice a ritenere
che i genitori non possono decidere da soli che il padre versi il mantenimento direttamente al figlio maggiorenne, anziché alla madre, ma è necessario un provvedimento giudiziale che lo stabilisca tanto che il giudice ha riconosciuto il debito e il padre è stato costretto a versare 2 volte la somma dovuta.
Il riconoscimento al lavoro casalingo, proporzionato alla ricchezza dell’ex coniuge
Anche l’assegno di divorzio è stato interessato da numerose valutazioni che ne hanno cambiato il significato e stabilito l’ammontare conseguente. Una delle più importanti è il riconoscimento del principio secondo il quale il lavoro domestico della gestione della casa e della crescita dei figli, solitamente quello di casalinga a carico dell’ex moglie, deve essere riconosciuto e quantificato come contributo alla formazione della ricchezza dell’ex coniuge tenuto al mantenimento. La sua scelta ha, infatti, ha permesso all’ex coniuge di dedicare tutte le sue energie e il suo tempo al lavoro, alla costruzione della sua carriera, all’incremento della sua ricchezza e ad una solida posizione sociale. Una ricchezza alla quale ha contribuito anche l’ex moglie che di è dedicata solo alla casa.