La crescita della second hand economy è sicuramente tra i trend più dirompenti del momento. Una realtà in cui persone di ogni tipo frequentano sempre più assiduamente app, negozi e mercatini a caccia di smartphone, pc, abbigliamento o di oggetti utili per la casa in ottimo stato, se non addirittura nuovi o mai utilizzati.
Acquistare vestiti e oggetti usati è una tendenza la cui consacrazione è avvenuta in concomitanza con la pandemia. Per capire la vastità del fenomeno basti pensare che nel 2020, complice l’emergenza sanitaria e il boom di app dedicate, il business del second hand shopping in Italia ha fatturato 23 miliardi di euro, con previsioni di crescita nei prossimi cinque anni dal 15% al 20% (fonte: Bva Doxa). I settori più gettonati sono quelli dell’elettronica, dell’arredamento e dell’abbigliamento.
Ultimamente il business dell’usato si è spostato dal mercato rionale a quello virtuale, diffondendo il fenomeno del second hand anche tra le nuove generazioni. A testimoniare questo boom c’è la forte espansione di app e siti web come Vinted e usato.it, che mettono in contatto le persone disposte a comprare e vendere capi “pre-amati“. Ma cerchiamo di capire quali sono le motivazioni che stanno spingendo sempre più persone a tornare ad acquistare e vendere oggetti usati.
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Perché il mercato dell’usato è cresciuto durante la pandemia?
Per molti italiani il lockdown è stato l’occasione per riorganizzare la casa e fare pulizia negli armadi, valutando cosa davvero servisse e di cosa potessero fare a meno. Ma non necessariamente ciò che è stato messo da parte è finito in discarica, tutt’altro: molti hanno scelto di rivolgersi ai mercatini dell’usato e alle app di seconda mano, portando così ad un’accelerazione della crescita del mercato dell’usato che era già in atto prima della crisi.
Per quanto riguarda le ragioni che inducono gli italiani ad acquistare sempre più gli oggetti usati, o come li chiamano affettuosamente gli inglesi “pre-loved“, un driver importante per gli appassionati del second hand è la possibilità di scrutare la merce esposta con l’occhio vigile di un cercatore d’oro per trovare qualcosa di unico e non un bene di largo consumo. Ma al netto della passione per il vintage, quando si comprano oggetti di seconda mano lo si fa innanzitutto per risparmiare, cercando suppellettili e vestiti economici adatti al periodo di crisi e intavolando trattative per accaparrarsi l’occasione del secolo.
Tra le motivazioni che spingono gli italiani a vendere e comprare usato non ci sono soltanto le prevedibili ragioni economiche sottese al risparmio, ma anche quelle legate alla sostenibilità: chi vende, infatti, lo fa per rinnovare, liberare spazio negli armadi o in cantina e per non buttare via oggetti ancora efficienti, quindi anche per partecipare a un’economia sostenibile e circolare.
Boom dell’usato: così si cerca la sostenibilità
Riciclare capi e oggetti ormai inutilizzati allunga la vita dei prodotti, con il risultato di ridurre la produzione di nuovi beni e la dismissione dei rifiuti. Così facendo, le emissioni di CO2 legate a questi processi vengono azzerate, a beneficio dell’ambiente.
La conferma arriva dalla ricerca “Second Hand Effect 2020” condotta dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale per Subito.it, i cui risultati mostrano che solo nel 2020 sono stati 26 milioni gli oggetti scambiati sul noto portale di annunci. Ciò ha permesso di conseguire un risparmio di anidride carbonica per oltre 5,4 milioni di tonnellate, pari alla riduzione delle emissioni di CO2 che si registrerebbe se il traffico di Roma stesse fermo per 16 mesi.
Tra gli oggetti più gettonati ci sono i prodotti per la casa, quelli di elettronica, i vestiti e naturalmente i giocattoli, perché i bambini crescono in fretta e le loro attenzioni si muovono velocemente verso altri oggetti. Se il mercato delle auto nuove continua ad essere in crisi, non è così per quello dell’usato, nonostante i prezzi di alcune vetture usate siano aumentati di oltre un terzo nel 2021. A sorpresa, l’usato fa sempre più gola anche ai consumatori del lusso, i quali vorrebbero che i brand entrassero direttamente nel business dei prodotti di seconda mano.
Chi sono i fan più accaniti del second hand
Come abbiamo già riferito, la motivazione dell’attuale esplosione dell’usato non sta tanto (o non solo) nella convenienza: indossare vestiti usati è diventato cool, tant’è vero che i sostenitori più accaniti del business del second hand appartengono all’ultima generazione, quella indicata con la Z degli anni Zero del 2000 (Gen Z). Per loro acquistare capi e accessori usati è un modo per proteggere l’ambiente dalla “fast fashion”, che sforna moda a basso costo e ad alto impatto.
Non a caso, è soprattutto attraverso il canale online che l’usato sta esplodendo. Chi non ama gironzolare tra bancarelle colme di oggetti polverosi può ripiegare sulle numerose piattaforme che permettono la rivendita e l’acquisto di abiti e oggetti usati sul web.
Uno dei giganti del settore è sicuramente Vinted, la piattaforma online lituana dedicata alla moda second hand che permette di guadagnare qualche soldo extra facendo spazio nel proprio armadio e approcciandosi in maniera più sostenibile al consumo della moda. Tra le app più conosciute e usate del momento ci sono anche Depop, TheRealReal, Grailed e Re-See.
Ma l’industria del resale non attrae solo i giovanissimi, ha un pubblico vario e trasversale anagraficamente non circoscrivibile che va dagli appassionati del settore ai semplici curiosi.
Conclusioni
Tirando le somme, il settore dell’usato ha guadagnato importanza per una lunga serie di ragioni, ma soprattutto perché promuove la sostenibilità. Infatti, quello del second hand shopping è un fenomeno che rientra nella crescita della cosiddetta economia di seconda mano, grazie alla quale oggetti e vestiti che non servono più possono trovare una nuova esistenza invece che finire in discarica.