La riduzione dei consumi energetici e il contenimento delle emissioni inquinanti nell’ambiente sono tematiche di sempre maggiore interesse, che si legano da un lato una più diffusa consapevolezza e dall’altro alle sempre più stringenti normative che si muovono nella direzione della sostenibilità.
Particolare attenzione è posta oggi alla valutazione delle prestazioni energetiche degli immobili, sia di quelli nuovi, che di quelli di vecchia costruzione o ristrutturati. Chiunque si trovi ad affrontare una compravendita o una riqualificazione di un appartamento, deve affrontare un tema essenziale: l’ottenimento dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE). Di cosa di tratta?
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Cos’è l’APE
È stato definito con l’acronimo AQE e poi ACE, ma oggi è diventato APE. In ogni caso, quando si parla di questi attestati ci si riferisce a un documento che certifica le prestazioni energetiche di un’unità immobiliare, derivanti dalle sue caratteristiche costruttive, dal suo isolamento termico e dalla qualità degli impianti che vi sono installati.
Le prestazioni energetiche degli edifici sono valutate e inquadrate all’interno di uno schema di lettere che vanno dalla G alla A, ovvero dalle peggiori alle migliori performance. La lettera A è ulteriormente divisa in quattro classi energetiche, dalla A+ alla A++++ (anche dette A1, A2, A3 e A4). Per associare un immobile a un determinato livello di prestazioni energetiche è necessario richiedere, appunto, un APE.
Quando è necessario?
Il documento è obbligatorio in tutti i casi in cui un immobile viene venduto o affittato, ma anche quando viene donato, o ristrutturato attraverso opere che coinvolgono più del 25% della sua superficie. A produrre il certificato dev’essere il proprietario dell’appartamento o il detentore del’immobile, nel caso si parli di edifici già esistenti, oppure il costruttore, quando si tratta di edifici di nuova costruzione.
Una volta erogato, l’Attestato di Prestazione energetica ha una validità di dieci anni, ma dev’essere obbligatoriamente richiesto ex novo ogni volta che si effettuano lavori di riqualificazione energetica, che possano determinare il cambio di classe dell’edificio da una minore a una maggiore efficienza. Questo avviene ad esempio nel caso di sostituzione degli infissi, di modifiche alla caldaia o di cambio di pavimentazioni o sistemi isolanti.
Chi redige l’APE?
Per poter ottenere un certificato energetico dev’essere contattato un tecnico esperto, che sia indipendente e accreditato per svolgere il lavoro. Il professionista selezionato non dovrebbe avere legami di parentela con il richiedente. Inoltre, nel caso di edifici ristrutturati, non deve essere direttamente coinvolto nei lavori di ristrutturazione, oppure legato in alcun modo a chi produce le materie prime e i componenti usati nell’opera. Se l’immobile da valutare è di nuova realizzazione, non deve avere legami con la progettazione o la messa in opera dei lavori.
L’esperto scelto per la qualificazione deve eseguire almeno un sopralluogo che possa permettergli di acquisire le misurazioni e le informazioni indispensabili per la valutazione dell’appartamento a livello energetico e la scelta di uno dei diversi gradi di efficienza energetica.
Servizi e pratiche relative all’APE possono anche essere affidati a valide agenzie specializzate, composte da team di tecnici qualificati, che riescono a garantire servizi veloci ed efficienti, puntando inoltre a un rapporto qualità prezzo senza dubbio favorevole per il richiedente.
Quanto costa l’APE?
Il costo per l’ottenimento di un APE non è mai fisso, ma varia in base a numerosi fattori, come ad esempio il tipo di immobile, il professionista a cui ci si rivolge o il territorio in cui è localizzato l’immobile. Il prezzo oscilla da un minimo di 80 euro a un massimo di circa 300 euro, attestandosi spesso su valori medi di circa 150 euro.
Importanti sono però le sanzioni che scattano in caso di mancata richiesta di un valido APE: in caso di mancato o impreciso rispetto degli obblighi di legge previsti dalla normativa, chi avrebbe dovuto richiedere l’attestato è sanzionato con multe che vanno da 1.000 ai 18.000 euro.