Chi si approccia al mondo della cannabis sente, per forza di cose, parlare spesso di semi femminizzati. Quando li si chiama in causa, è necessario ricordare che si tratta di alleati preziosi dei coltivatori che vogliono massimizzare le loro produzioni. Se stai cercando informazioni sulle loro peculiarità, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo, dove abbiamo selezionato cinque punti fondamentali da conoscere.
Contenuto dell'articolo
La garanzia di produzione di piante femmine è altissima (ma non totale)
I semi di cannabis femminizzati sono noti per il fatto di garantire la produzione di piante di sesso femminile (aspetto già chiaro dal nome). Quando si chiama in causa questo aspetto, però, è il caso di rammentare che la garanzia è altissima, ma non totale. Si parla infatti di una certezza pari al 99,9%!
Sono adatti sia alla coltivazione indoor, sia a quella outdoor (ma è meglio la prima)
Quando si chiamano in causa i semi di cannabis femminizzati, è il caso di ricordare che sono adatti sia alla coltivazione indoor, sia a quella outdoor. Entrando nel vivo di questo aspetto, facciamo presente che si prestano particolarmente ai raccolti in ambienti interni. Quello che conta è utilizzare lampade adeguate.
Per amore di precisione, è opportuno soffermarsi sul fatto che, se si ha intenzione di trovare semi femminizzati perfetti per la coltivazione indoor, è il caso di focalizzarsi su quelli caratterizzati dalla dominanza di cannabis indica. Evitare quelli a dominanza sativa è altamente consigliato. Come mai? Per due motivi sostanzialmente. Il primo riguarda il periodo di fioritura molto lungo. Il secondo, invece, è legato all’impossibilità di controllare le dimensioni delle piante, il che può rivelarsi un grosso problema nei casi in cui si ha poco spazio a disposizione.
Per quanto riguarda la situazione ideale per la coltivazione dei semi di cannabis femminizzati indoor, è doveroso sottolineare che la temperatura perfetta è pari a 21°C. Attenzione: si tratta di una stima non strettamente vincolante. La maggior parte delle varietà, infatti, tollera senza problemi delle fluttuazioni.
Il momento migliore per piantarli in caso di coltivazione outdoor
Come già accennato, anche se questi semi sono adatti soprattutto alle coltivazioni indoor, chi sceglie l’outdoor può avere comunque a che fare con notevoli soddisfazioni. Fondamentale a tal proposito è gestire bene i tempi. Questo significa, per esempio, scegliere l’inizio della primavera come momento per piantare i semi. Il motivo per cui questo periodo è particolarmente apprezzato è legato al fatto che si tratta del primo momento dell’anno dopo le gelate invernali.
I semi femminizzati possono essere anche autofiorenti
Sotto al cappello dei semi di cannabis femminizzati, è possibile includere diverse alternative. Tra questi, rientrano i semi autofiorenti. Questi ultimi, particolarmente apprezzati dai principianti per via della loro facilità di gestione, fioriscono in tempi brevi e non sono dipendenti dalla luce. La fioritura, infatti, dipende dall’età della pianta.
Complessivamente, bisogna considerare un tempo pari a 60 giorni per la crescita e per la fioritura delle piante.
I semi di cannabis femminizzati si possono ottenere in casa
Forse non tutti sanno che… i semi di cannabis femminizzati possono essere acquistati ma anche ottenuti in ambito domestico. Cosa bisogna fare di preciso? Procurarsi dell’argento colloidale – facilmente reperibile in commercio sia online sia offline anche per via del suo frequente utilizzo come supplemento alimentare – e una pianta.
Quest’ultima va indotta alla fioritura, fino a quando non si ottengono le cime. Cosa bisogna fare adesso? Spruzzarle ogni giorno con l’argento colloidale per un lasso di tempo compreso fra le 3 e le 4 settimane. Si continua fino a quando non compaiono le sacche polliniche. Arriva ora il momento della raccolta di queste ultime, che devono essere fatte essiccare per circa una settimana o conservate, sempre per sette giorni, in un sacchetto chiuso ermeticamente.